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Questo percorso parte da Pontone, piccola frazione di Scala sovrastata dai ruderi della chiesa di Sant’Eustachio (XII secolo), di cui resta in piedi solo l’abside. Verso valle si erge solitaria e austera la Torre dello Ziro, che domina contemporaneamente Amalfi e Atrani. L’itinerario consente di percorrere uno degli angoli più incontaminati e solitari del parco. Seguendo il corso del torrente Canneto ci si addentra in una valle stretta tra le cime del Monte Campanaro (1.058 m), del Monte Rotondo (1.038 m), del Monte Cervigliano (1.203 m) e del Monte Ciavano (1.036 m), nel settore sudorientale dei Lattari. Per la sua ricchezza d’acqua, questa valle ha ospitato in passato alcune cartiere e una ferriera. Il metallo proveniva dall’isola d’Elba, sbarcava ad Amalfi e veniva trasportato a dorso di mulo lungo la valle fino alla ferriera, dove avveniva la lavorazione. L’energia era fornita dall’acqua e il calore necessario alla fusione era ottenuto bruciando legna, disponibile in abbondanza. Prima di lasciare Pontone, il sentiero attraversa i vicoli del centro e passa sotto dei sopportici (archetti sotto le case), dove sono in mostra oggetti domestici d’epoca a ricordare il modo in cui si viveva qui nell’immediato dopoguerra. In pochi metri quadrati stanno stipati scaffali-cantina, ceste per le provviste e per i trasporti, scarpe e abiti appesi al muro, attrezzi da lavoro e da cucina. L’ambiente della riserva è molto suggestivo, ricco di cascate e arrivi laterali che creano le condizioni ideali per il proliferare di una fauna e una flora ricchissime. Qui si può vedere facilmente la Woodwardia radicans, una specie endemica di felce, e con un pizzico di fortuna ci si può imbattere in piccoli e rari anfibi come il tritone appenninico. Scendendo verso Amalfi il sentiero costeggia alcune vecchie cartiere ormai abbandonate che preludono alla visita di una cartiera restaurata al centro della cittadina.
Descrizione dell’itinerario Il sentiero parte dal borgo di Pontone. Da piazza San Giovanni si dirige subito
a nordovest in leggera salita e, attraversando graziosi vicoli, prosegue in discesa tra muri di cinta che delimitano orti e vigneti. Di tanto in tanto una porticina socchiusa consente di gettare lo sguardo negli agrumeti, protetti dai caratteristici pergolati realizzati con lunghe pertiche di castagno. Gli orti terrazzati occupano ogni spazio strappato alla pendenza del versante. Alla fine del tratto pavimentato ci si immette sul sentiero CAI n. 23 (proveniente da Chiorito, frazione di Amalfi). L’affaccio sulla sinistra regala una magnifica vista sulla valle e su Amalfi. Sul versante opposto, in alto, si intravedono le case di Pogerola. Più a monte la valle è chiusa tra alte pareti calcaree, traforate da grotte e anfratti. Sullo stesso versante si scorge un tubo che scende dalla montagna, nascosto dalla vegetazione: è la condotta forzata di una vecchia centrale elettrica. Si giunge poi a una biforcazione: il sentiero di destra risale verso la parte alta della valle, mentre quello a sinistra raggiunge la ferriera dopo essere passato su un ponticello. L’edificio, ormai ridotto a rudere, è enorme e sormonta la valle con un ampio arco sotto il quale il torrente si getta in una cascata. È proprio l’acqua l’elemento predominante nella valle: in passato veniva utilizzata per muovere i macchinari della ferriera (e delle cartiere di Amalfi). L’acqua veniva convogliata all’impianto mediante un canale, ancora ben visibile, che nell’ultima parte corre su un breve viadotto. In questo punto il sentiero svolta a gomito e si dirige verso valle. Passando invece sotto il ponte della condotta ci si incammina sulla sponda sinistra del torrente, per poi passare (dopo 5 minuti) dall’altra parte, servendosi di un rudimentale ponte (tronco). Un breve itinerario in salita consente di guadagnare circa 50 metri di quota, per poi seguire un’altra condotta (quella della centrale elettrica) fino a due chiuse che preludono alla recinzione della Riserva Naturale Statale Valle delle Ferriere. Qui il torrente riceve diversi affluenti che formano cascate di diverse altezze, nebulizzando l’acqua: l’ambiente è umido e freschissimo anche in piena estate. All’interno della riserva si possono osservare una bella cascata e molti esemplari della felce endemica Woodwardia radicans. Si fa poi ritorno per la stessa strada alla ferriera, e da qui si imbocca il sentiero CAI n. 25 che, tutto in discesa e sempre in ombra, conduce ad Amalfi in circa 45 minuti. Lungo la discesa, costeggiando il torrente che forma numerose rapide e piccole cascate, si passa accanto ai ruderi di vecchie cartiere, che hanno reso celebre la carta di Amalfi. Poco più avanti il torrente si inforra e scorre circa 20 metri più in basso rispetto al sentiero. Segue un tratto pietroso, poi inizia la strada lastricata che, tra muretti e agrumeti a perdita d’occhio, annuncia le porte di Amalfi. Al centro della cittadina, oltre al duomo e al chiostro del Paradiso, si può visitare una vecchia cartiera recentemente restaurata.
Note La riserva è recintata: per accedervi è indispensabile contattare in anticipo il Centro Visite del Corpo Forestale dello Stato, a Pontone.
Informazioni pratiche Difficoltà: E (facile, per tutti). Dislivello: circa 300 m. Tempi di percorrenza: 4 ore compresa la visita alla riserva. Attrezzatura richiesta: scarpe da montagna, berretto, zainetto da giornata, acqua, una giacca o una felpa per proteggersi dall’umidità e dal fresco della riserva.
Come arrivare In auto: dalla statale n. 163 Amalfitana si raggiunge il bivio per Ravello e da qui si sale fino all’incrocio per Pontone di Scala; dal versante nord, percorrendo la A3, si esce ad Angri e in circa 20 km si raggiunge Pontone, passando per Sant’Egidio del Monte Albino, Corbara, Valico di Chiunzi, Ravello. Coi mezzi pubblici: da Salerno gli autobus della Sita raggiungono Amalfi e da qui si può proseguire per Ravello, scegliendo una corsa che vada anche a Pontone o scendendo al bivio di Pontone e da qui proseguendo a piedi per circa 1 km, fino a Piazza San Giovanni.